«Necropoli riesce a fondere l’assoluto dell’orrore con la complessità della storia».
dall’introduzione di Claudio Magris
Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof sui Vosgi. L’uomo che vi arriva, un pomeriggio d’estate insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni torna nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di commozione. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l’umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l’hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell’anima, si snodano le infinite vicende che ci parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, unite però alla solidarietà tra prigionieri, a un’umanità mai del tutto sconfitta, a un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.
Scritto con un linguaggio crudo che non cede all’autocommiserazione, Necropoli è un libro autobiografico intenso e sconvolgente. E se Boris Pahor ci racconta la sua esperienza del mondo crematorio perché la memoria non si perda e la storia non sia passata invano, quella che ci dà non è però solo la fedele testimonianza delle atrocità dei lager nazisti, è anche un emozionante documento sulla capacità di resistere e sulla generosità dell’individuo.
«Un libro sconvolgente, la visita a un campo della morte e il riaffiorare di immagini intollerabili descritte con una precisione allucinata e una eccezionale finezza di analisi».
Le Monde
«Un memoir indimenticabile ed evocativo. Con la sua voce intensa e originale Pahor penetra nel cuore dei lettori e li conduce nel luogo dove perse la maggior parte dei suoi compagni e molto di sé».
Kirkus Review
«Non c’è modo di evitare lo sguardo coraggioso e diretto di Boris Pahor. Il suo nome è stato giustamente accostato a quello di Primo Levi, Imre Kértesz e Robert Antelme».
Süddeutsche Zeitung
Vincitore del Premio Internazionale Viareggio Versilia 2008
Vincitore del premio della giuria al Premio Napoli 2008
Vincitore del Premio Latisana per il Nord-Est 2008
Vincitore del Premio Resistenza 2008
Vincitore del Premio Napoli “Libro dell’anno”
dall’introduzione di Claudio Magris
Campo di concentramento di Natzweiler-Struthof sui Vosgi. L’uomo che vi arriva, un pomeriggio d’estate insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni torna nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di commozione. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l’umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l’hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell’anima, si snodano le infinite vicende che ci parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, unite però alla solidarietà tra prigionieri, a un’umanità mai del tutto sconfitta, a un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.
Scritto con un linguaggio crudo che non cede all’autocommiserazione, Necropoli è un libro autobiografico intenso e sconvolgente. E se Boris Pahor ci racconta la sua esperienza del mondo crematorio perché la memoria non si perda e la storia non sia passata invano, quella che ci dà non è però solo la fedele testimonianza delle atrocità dei lager nazisti, è anche un emozionante documento sulla capacità di resistere e sulla generosità dell’individuo.
«Un libro sconvolgente, la visita a un campo della morte e il riaffiorare di immagini intollerabili descritte con una precisione allucinata e una eccezionale finezza di analisi».
Le Monde
«Un memoir indimenticabile ed evocativo. Con la sua voce intensa e originale Pahor penetra nel cuore dei lettori e li conduce nel luogo dove perse la maggior parte dei suoi compagni e molto di sé».
Kirkus Review
«Non c’è modo di evitare lo sguardo coraggioso e diretto di Boris Pahor. Il suo nome è stato giustamente accostato a quello di Primo Levi, Imre Kértesz e Robert Antelme».
Süddeutsche Zeitung
Vincitore del Premio Internazionale Viareggio Versilia 2008
Vincitore del premio della giuria al Premio Napoli 2008
Vincitore del Premio Latisana per il Nord-Est 2008
Vincitore del Premio Resistenza 2008
Vincitore del Premio Napoli “Libro dell’anno”
Dettagli libro
-
Editore
-
Testo originale
Sì -
Lingua
Italiano -
Lingua originale
Sloveno -
Data di pubblicazione
-
Numero di pagine
290 -
Traduttore
-
Argomento
-
Collana