Peredonov, il demone meschino

Peredonov, il demone meschino

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Ottuso, volgare e superstizioso, Peredonov è un insegnante di provincia reazionario della Russia zarista, che disprezza i ginnasiali diligenti e puliti che ama provocare con discorsi sconvenienti, diffida degli amici, teme l’autorità e si dimostra fermo sostenitore delle punizioni corporali al limite del sadismo. Ciononostante, ricchezza e successo si profilano al suo orizzonte: da Pietroburgo, la principessa Volcanskaja sembra pronta a garantirgli un avanzamento di carriera, l’agognato posto da ispettore, a patto che lui sposi Varvara, la donna con la quale già convive.  E così, tutta la vita di Peredonov si focalizza. Mentre lui si destreggia tra audaci pretendenti e nemici che agiscono nell’ombra per ostacolarlo, e combatte con un feroce demone che lo tormenta, la sua paranoia si tramuta lentamente in un’ossessione che, trascinandolo in un abisso visionario e grottesco, sfocia nell’orrore di una follia distruttiva. La selvaggia lascivia e l’agghiacciante crudeltà del protagonista si intrecciano con la giovane, luminosa e profumata amicizia tra Saša e Ljudmila, portatori di una bellezza incontaminata e sensuale, che lotta per la sopravvivenza nel sordido ambiente della società di provincia.
Definito «il più perfetto romanzo russo dopo quelli di Dostoevskij», Peredonov, il demone meschino, raccontando della follia lucida dell’uomo qualunque e delle infinite bassezze umane, è uno specchio sociale e interiore dell’esistenza umana, dove «il mostruoso e il bello si riflettono con la medesima precisione».

«Per quanto mi riguarda, Sologub è secondo soltanto a Gogol’».
Andrej Belyj


«Un vero e proprio capolavoro... Alla fine del libro, nessuno di questi personaggi orrendi riesce antipatico: Sologub è riuscito a compiere il miracolo di guardare lucidamente e spietatamente una realtà odiosa senza odiarla».
Pier Paolo Pasolini

Dettagli libro

Sull'autore

Fëdor Sologub

Pseudonimo di Fëdor Kuz’mic Teternikov, nasce in un ambiente indigente e violento e deve la sua istruzione alla nobile famiglia pietroburghese presso cui la madre lavora come domestica. Diventa insegnante di matematica e ispettore scolastico ma, tediato da questa vita, coltiva le proprie aspirazioni letterarie durante le ore notturne. Figura schiva e poeta precoce, a trent’anni arriva ad affermarsi tra i simbolisti grazie alla collaborazione con la prima rivista decadente, «Il Messaggero del Nord». Ha pubblicato sei romanzi, diversi racconti e due opere teatrali, che gli hanno procurato in patria una grande fama, elevandolo a figura di spicco della mondanità letteraria pietroburghese di inizio Novecento. Dopo la rivoluzione bolscevica, che accoglie con ostilità, e il suicidio della moglie, Sologub dedica i suoi ultimi anni di vita all’Unione degli scrittori di Leningrado, di cui ricopre altresì il ruolo di presidente.

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