L'albero della vergogna

L'albero della vergogna

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All’indomani della vittoria di Franco, il piccolo paesino di Gexto, nei Paesi Baschi, è un luogo paralizzato dalla paura: rappresaglie ed esecuzioni da parte di “quelli della Falange” sono all’ordine del giorno, e poco a poco gli uomini stanno scomparendo: alcuni sono caduti in guerra, altri vengono portati via in passeggiate dalle quali non si fa più ritorno, oppure fucilati di fronte alle loro famiglie, fra le grida delle loro donne. Ma chi c’è dall’altra parte? Altri uomini. Questa è la storia di Rogelio Cerón, uno di loro, un falangista ventenne che fa quello che fa senza sapere bene perché. Un giorno uccide un maestro repubblicano sotto lo sguardo del figlio, un bambino di dieci anni; per lui niente sarà mai più lo stesso, quegli occhi gli rimarranno impressi nella memoria per sempre: occhi fissi, freddi, che non piangono, ma che promettono vendetta.
Trent’anni dopo, gli abitanti del paesino si chiederanno quale mistero si celi dietro la figura solitaria del “pover’uomo della baracca”, che da molto tempo conduce una vita da eremita prendendosi cura di un albero di fico, sopportando in silenzio l’assedio di un vicino convinto che sotto la pianta ci sia un tesoro. Cosa si nasconde, realmente, sotto quell’albero? Qual è il suo significato? Per la prima volta nelle librerie italiane questo memorabile romanzo di Ramiro Pinilla, autore di culto del Novecento spagnolo riscoperto grazie a Fernando Aramburu. Un romanzo magistrale sulla vendetta e sul perdono, sulle sconfitte e le umiliazioni, sulla memoria di un popolo, le ferite di un’intera generazione e la forza dirompente della Storia, che entra nella quotidianità e la stravolge.

«Un romanziere di rango superiore. Dubito che ce ne siano molti come lui. Fra i suoi romanzi L’albero della vergogna è uno dei miei preferiti».
Fernando Aramburu


«Una confessione che ci gela il sangue ma che chiede il nostro perdono».
«El País»

Dettagli libro

Sull'autore

Ramiro Pinilla

Nato a Bilbao, è considerato uno dei migliori narratori in lingua spagnola del Novecento. Paragonato in patria a Faulkner e García Márquez, ha scritto molti romanzi e racconti e ha vinto numerosi premi nazionali fra i più prestigiosi. La sua è una storia atipica. Ha svolto i mestieri più disparati, mentre viveva una vita parallela di scrittore: pagine e pagine scritte nei ritagli di tempo, quasi di nascosto, che negli anni Sessanta lo hanno però portato alla pubblicazione e ai primi riconoscimenti importanti. Ha poi deciso di ritirarsi dalla scena letteraria e vivere in solitudine, continuando a scrivere silenziosamente. Così ha fatto per trent’anni, finché non è tornato alla ribalta ormai ottantenne dopo che il suo lavoro è stato consigliato all’editore spagnolo Tusquets da Fernando Aramburu ed è immediatamente diventato un caso letterario. Da L’albero della vergogna è stato tratto il film La higuera de los bastardos.

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